Proprio così mi ha detto questa mattina Olga, una vecchina di ottantadue anni incontrata al banco frutta del supermercato . Sia chiaro, io gliene avrei dati settanta.
Generalmente quello è l’angolo del supermercato in cui perdo meno tempo; vado a colpo sicuro: due buste di insalata già lavata che mangio con un pò di timore da quando la mamma di Clara mi ha detto che può essere cancerogena per via delle scritte sulla busta, un casco di banane o una decina di mele prese a caso tra le altre senza neanche guardarle molto. Molto più tempo invece impiego negli scaffali ‘colazione’: plum cake o cornetti? Pan di stelle o gocciole? L’indecisione sommata alla gola, dà me come risultato. Ma adesso che ho iniziato la dieta, devo dire che sono decisamente migliorato: sguardo alto e fiero e via dritto. Il massimo che mi concedo sono i cornettini vuoti da immergere nello yogurt la mattina, o biscotti ipocalorici per la stessa pratica ma alla sera. Francesca mi rimprovera: sostiene che mi prendo in giro, dal momento che mangiare biscotti ipocalorici in quella quantità, o alla sera dopocena immersi nello yogurt, non da sicuramente l’effetto desiderato. Io sono un po’ lento, ho bisogno di tempo per realizzare. Ci sono esami che mi piace darli e ridarli proprio per il piacere di assimilare bene quella materia; allo stesso modo come ho imparato a dire no a merendine, cioccolati e cocacole, e frequentare costantemente la palestra, riuscirò a ridurre tutto il cibo extra. Intanto ho detto no al lievito: proprio una litigata di quelle brutte, con porte sbattute e frasi che non avrei mai voluto dire tipo ‘se esci da quella porta non ritorni piu’. Ma no problem, l ho gia rimpiazzato. Ho de nuovi pretendenti: verdure di vario genere, affettato di tacchino… Ah mi è stato anche presentato il pomodoro. Forse prima lo avevo un po’ sottovalutato, magari non mi era stato presentato nel modo giusto, o semplicemente si faceva circondare da amicizie che a me non andavano a genio, tipo tale patata e tale cipolla. Due zoccole, proprio le guardi e non puoi non utilizzare altri termini. Madre mi aveva raccomandato di comprarlo non appena sarei ritornato a milano, dal momento che durante la mia permanenza a casa in Sicilia ho praticamente fatto overdose di pomodoro, purche tagliato a pezzettoni. Padre però si anche era premurato di specificare ‘pomodoro verde, verde’, mettendomi assolutamente fuori strada e lasciandomi confuso alquanto. Da che Sharon Stone è bona, il pomodoro è rosso. Ma proprio stride già l’abbinamento di colore al nome, come dire "Mara Venier conduce Buona Domenic"’. Sta male, no? In ogni modo, facendo io affidamento a quanto detto dallo chef della famiglia, mi son messo alla ricerca di sto pomodoro verde e, ad essere onesto l’ho anche trovato. Ma era visibilmente acerbo: mi sono detto "Cosa lo compro a fare un pomodoro che potrò mangiare fra una settimana, se ho qui accanto questo rosso e già maturo che posso mangiare già questa sera?". Seguendo questa filosofia, ho comprato sto bel rametto di pomodori, con molto orgoglio devo dire, in quanto componente base delle spese della prova del cuoco. E’ la frutta però il must di questa dieta: non deve mancare. Anche perche la frutta di questa stagione è la mia preferita: pesche top of the top, a seguire nespole solo se già sbucciate in quanto dopo mi puzzano le mani e prima mi scivolano addosso macchiandomi (forever), albicocche solo se morbide e succose e ciliegie alla fine, proprio perche piacciono a tutti e io sono stronzo. Quindi alla ricerca delle pesche: cestino pronto o cernita tra le sfuse? Quelle nel cestino erano più dure dei pomodori verdi di mio padre, quindi scelta meticolosa e vai col peso. E galeotta fu proprio la bilancia per l'incontro con la Olga. Un gioco di sguardi, di sorrisi, di "Vada lei" "No prego lei…". Rimetto la cuffietta sinistra che avevo lasciato cadere, carrellino alla mano e via tra i corridoi del supermercato. Angolo colazione e tutto regolare, cioè contemplazione davanti gli scaffali, poi angolo marmellate il cui acquisto lo rimando sempre alla volta successiva e, finalmente angolo bagno. Chi ritrovo? Esatto, proprio Olga. Ma stavolta da due semplici sorrisi, passiamo a un’intervista cuore a cuore: mancava solo il segnale orario in altro a sinistra, in pieno stile pomeriggio cinque. Mi chiede degli esami, dando per certo che sia uno studente fuorisede; indovina anche le mie origini, anticipandomi, giustificandosi che la Sicilia non è meridione, è una cosa a parte: tesi dimostrata dal carattere del cugino del marito, marito della cugina diretta, in quanto bravissima persona. Sarà, ma viva Napoli. Ipotizza che io studi al Politecnico e, senza lasciarmi finire di dire dove studi realmente, mi incalza confessandomi che il figlio ha studiato lì: è ingegnere, e visto il carattere non poteva fare altro. Crede che gli ingegneri siano molto schematici, molto ordinati, ma vittime di quell’ordine maniacale. Infatti ogni qual volta il figlio va a trovare la madre a casa, riordina la casa secondo le sue logiche da ingegnere, forse più funzionali. È del parere che lo studio forma il carattere. Su questo non riesco a dissentire: concordo. Anche se visto il mio impegno allo studio, il mio carattere su cosa poggia mi sto domandando? Olga avrebbe preferito un figlio architetto, magari con più estro, come l’ex fidanzata di lui. Si sono lasciati, proprio perché architetti e ingegneri non vanno d’accordo. Gli uni più artisti e fantasiosi, gli altri più concettuali. Mi saluta, si complimenta per la mia disponibilità e io mi riempio di gioia nell’avere regalato dieci minuti di svago a una signora di ottantadue anni, le cui giornate sono l’una uguale alle altre. Si sincera che vada a fare la spesa sempre lì, in modo da potersi rivedere. Io prometto. Salutandola mi chiedo se davvero sia convinta che tra il figlio e la fidanzata sia finita per divergenze concettuali. Magari non ci crede neppure lei, ma così le ha giurato il figlio per alleviarle questo dispiacere. E così ha promesso a se stessa di crederci per sempre. Le invidio la capacità di promettere e mantenere la promossa: io proprio non sono capace, non sono mai riuscito. Fin’ora sono riuscito solo a mantenere la promessa di acquistare i pomodori. Anzi è stata una promessa a metà, visto che per il colore mi sono affidato a me stesso. Credo da sempre di essere un insicuro, ma sostanzialmente ascolto solo me stesso.
SC

